Sorriso stampato in viso, disponibile a farsi fotografare con i numerosissimi spettatori del 1° Challenger “Città di Vercelli-Trofeo Multimed” e a firmare cappellini o palline da tennis ai raccattapalle. Simone Bolelli, bolognese classe ’85 e doppista-eroe di Coppa Davis, ha iniziato con il piede giusto la settimana.
Prime sensazioni…
La pioggia ci ha costretto ad allenarci a singhiozzo. Il debutto dell’altro ieri è stato un po’ un salto nel vuoto, ma è andata bene.
Com’è stato l’ambientamento?
Sono arrivato a Vercelli sabato, tra l’altro a marzo non c’erano molti tornei per scaldare i motori. Mi sento bene e voglio ritrovare il feeling con il match al più presto.
Ora un osso duro come Cuevas: vi siete già incontrati?
Sarà senz’altro un ottavo di finale tosto, ma sono carico. Non ho mai affrontato il tennista uruguaiano.
Che Simone Bolelli vedremo nei prossimi mesi?
L’infortunio al polso mi ha fatto perdere molte posizioni, ma oggi non ci voglio più pensare. Andiamo avanti per la nostra strada, pensando solo a giocare, giocare e giocare.
Il ranking Atp è diventato un’ossessione?
Guai se lo fosse. Ovvio, vorrei essere il 50 al mondo già domani (ride)… Lavorando sodo, sono certo di risalire la classifica. Non ci sono aspettative particolari, sarebbe un’inutile pressione.
La vittoria in Davis sarà per sempre una pagina indelebile…
I successi in Argentina e a Napoli sono stati due capolavori: l’Italia è diventata una squadra da battere che si merita di rimanere nel World Group.
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Filippo Simonetti